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LA CHIESA DI S. MARIA DELLA MOTTA

LA CHIESA DI S. MARIA DELLA MOTTA


La chiesa parrocchiale di S. Maria della Motta sorge su di un’altura al centro di Cumiana e si offre alla vista di chi arriva da ognuna delle vie di accesso al paese nella sua maestosità barocca.
La fondazione della chiesa è dichiarata antichissima già nel 1407, in un atto dei signori del luogo, i Canalis. In effetti sul territorio di Cumiana, donato da Teutcario, signore longobardo, all’abbazia di Novalesa nel 739, i monaci stabilirono ben presto una prevostura che ressero per alcuni secoli, fino al XIV secolo, quando avvenne il passaggio alla diocesi di Torino. Probabilmente vi sono state successive costruzioni, forse anche orientate in modo diverso dall’attuale, a partire già dal X secolo, ma i primi documenti che descrivono l’antico edificio risalgono al l584. La chiesa antica doveva avere notevoli dimensioni: a tre navate, soffitto a volta, con cappelle nelle navate laterali, coro e sacrestia.
Restauri e modifiche si susseguono fino alla metà del XVIII secolo, quando Giovan Battista Morari progetta e il figlio Felice Nicolao realizza il grandioso edificio barocco attuale, in uno stile ispirato dai modelli juvarriani (Superga) e vitozziani (Vicoforte). Dai Morari viene abbattuto e ricostruito solo il corpo della vecchia chiesa. Nel 1833 viene affidato a Gaetano Lombardi il rifacimento della zona presbiteriale e absidale, realizzata soltanto all’inizio del Settecento e quindi in un primo momento conservata, ma in seguito considerata inadeguata e incoerente con l’ampio e maestoso nuovo corpo.
La chiesa, dedicata alla Natività di Maria, è a pianta ellittica e di struttura massiccia, si distingue per l’ampiezza: fra le chiese ovali del Piemonte è la più grande dopo Vicoforte. Si affaccia di fronte alla confraternita dei SS. Rocco e Sebastiano su un vasto piazzale lastricato a “sterni”, al quale si accede attraverso un’ampia ed elegante scalinata semicircolare, anch’essa lastricata a “sterni” e collegamento fra il centro del paese e l’altura su cui sorge la chiesa.

L’esterno, semplice e severo, che già prelude al neoclassico, presenta una facciata costruita in pietra di Cumiana; due coppie di semicolonne in muratura, con capitelli in stile ionico composito, scandiscono la facciata in tre parti. Il portone d’ingresso, nella parte centrale, è sormontato da un frontone curvilineo e da una grande finestra a semicerchio. Nelle parti laterali sono disposte due statue del Brilla raffiguranti l’Antico e il Nuovo Testamento: due nicchie ovali all’altezza dei capitelli ospitano ciascuna una piccola statua. Chiude l’alta facciata un frontone triangolare, sormontato da una croce e da quattro candelabri a fiaccola; la copertura del tetto è a lose. I fianchi della chiesa, su cui si aprono ampie finestre rettangolari e semicircolari, sono curvilinei, ornati da lesene e semplici capitelli su cui poggia un’alta trabeazione. Il campanile, leggermente distaccato dal fianco destro, si erge alto e slanciato e si apre in una cella campanaria ampia e ariosa. Lo sormonta una cuspide in rame a curve rientranti e sporgenti, secondo le forme barocche, fiancheggiata da quattro fiaccole lapidee.

L’interno ha un’unica grande navata ellittica - 50 metri per 26- sormontata da un’alta cupola elissoidica di notevole arditezza. Due grandi aperture ad arco si fronteggiano; in corrispondenza, una della porta di ingresso e l’altra del presbiterio. Sull’arco d’ingresso si trova un bell’organo, con bassorilievi di soggetto musicale.
Su ciascuno dei due lati si aprono tre arcate che immettono nelle sei cappelle degli altari laterali (ognuna a pianta rettangolare e con volta a botte). Si alternano alle arcate, a stucco con venature che ricordano il marmo, gruppi di due colonne anch’esse stuccate a marmo verde di Susa, coperte da capitelli bianchi, ionici, ornati di ghirlande, che reggono l’elegante ed imponente trabeazione corrente tutt’intorno alla chiesa. Alle colonne corrispondono delle nervature che scandiscono la volta. Divide la navata dal coro una semplice balaustra marmorea. Il presbiterio e il coro rivelano un’impronta già neoclassica. Sormonta il presbiterio una cupola a base circolare; ai fianchi corrono due tribune sostenute da colonne doriche. Il coro, semicircolare, è ornato da sei colonne incastrate con capitelli ionici e ghirlande, e coperto da una volta a semicatino. La decorazione delle volte di tutta la chiesa è opera del Sereno, che nel 1871 dipinge a colori accesi le storie della Vergine, con risultati non all’altezza della splendida architettura.
Maestoso si erge l’altare marmoreo, nelle pietre verdi e arancio copiate dal decoro della chiesa Ha ornamenti di ghirlande ed eleganti putti, in marmo bianco ai lati, in legno dipinto al centro, sopra il tabernacolo. E’ sormontato da una semplice e leggera croce e da sei imponenti candelabri.
Nel coro vi è una copia - non paragonabile all’originale della tela più importante della chiesa, ora collocata in posizione nascosta: la Natività della Vergine, che fu commissionata per rappresentare 1’intitolazione della chiesa e che per molti anni ha ornato il coro sopra 1’ altare maggiore. La tela rappresenta, con vivacità espressiva e attenta costruzione della scena, Sant’Anna con la Madonna appena nata e alcune figure femminili ritratte in gesti ed espressioni di vita quotidiana. Sullo sfondo compare la figura di San Gioacchino, l’unico ritratto in un atteggiamento stereotipato di devozione. L’opera potrebbe essere attribuibile ad Antonio Milocco, pittore di scuola beaumontiana.
Nella seconda cappella a destra si conserva la Madonna del Rosario, pala d’altare settecentesca, contornata da piccoli quadri di Via Crucis secenteschi. Il quadro rappresenta in una composizione classicheggiante solenne e composta le figure di S. Domenico, S. Sisto e Santa Teresa d’Avila al cospetto della Madonna col bambino. La scena, quasi teatrale, sembra essere rivelata da angeli che sollevano un drappo come su un palcoscenico. L’opera è attribuibile a Lorenzo Pelleri, pittore carmagnolese. Nella terza cappella sulla destra è conservata una splendida Pietà di Giovanni Comandù. L’opera, di gusto barocco, rivela un equilibrio compositivo già neoclassico. Le figure si stagliano in una composizione piramidale che ha al vertice S. Giovanni, chino su una Madonna angosciata e composta, mentre la luce converge sul corpo livido e abbandonato del Cristo, la cui mano è delicatamente sorretta dalla Maddalena. I tratti mossi dai cupi colori del cielo e un bel paesaggio fanno da sfondo. Nelle altre cappelle sono conservati quadri ottocenteschi di interesse devozionale. Si segnala. in particolare, nella terza cappella di sinistra, l’urna dorata contenente la statua di S. Maria Bambina, risalente alla prima metà del Novecento ma realizzata in un sorprendente stile rococò.
Molte pregevoli tele settecentesche sono conservate in luoghi non accessibili della chiesa. Alcune di esse necessiterebbero di un restauro che le restituisca alla vista e all’ammirazione di cumianesi e visitatori.